Testo: Lorenza Gentile, la scrittrice e Bianca Rizzi, l'architetta
Foto: Bianca Rizzi
Tavola di: Oliva e Gaetano, gli artisti
“Evviva BiLò!”
È una mattina speciale perché siamo state a festeggiare dai miei. La nascita di BiLò è un evento e in famiglia, in quanto a festeggiamenti, non ci facciamo mai mancare niente. Approfittiamo dell’occasione per vedere anche la loro nuova casa. Per deformazione professionale, vivono da sempre una vita “nomade”. Sono tanti i posti in cui hanno abitato, da Milano a Firenze, alla Puglia, Londra, Lisbona, fino a chiudere il cerchio e tornare all’origine, Milano. In una casa nuova, questa.
I genitori di Lò, artisti d’eccezione, per me, sono persone estetiche. Iper estetiche. Basta entrare in casa per capirlo al primo sguardo. Colori complementari e composizioni di varie tonalità sono il filo conduttore negli spazi e nelle stanze e l'insieme è pura armonia. Essere invitata da loro per una colazione mi mette un po’ in soggezione. "Devo essere in ordine. Precisa. Efficiente". Lò ride, ma io non rido affatto. Per fortuna abitano vicino a una pasticceria che fa cose sia buone che belle, faccio un sospiro di sollievo. Entro e prendo i pasticcini più carini che trovo, sperando che loro siano anche amanti dei carboidrati.
La tavola è stata preparata con una cura invidiabile. La mia ossessione per la mise en place e le belle tavole apparecchiate dev’essere genetica! Esulto interiormente e non solo per i pasticcini e le brioche. Anche per i piatti e le tovagliette. A Bi piacciono le rose al centro della tavola. Scopriamo da mia madre che sono vere rose da giardino, non importate, non refrigerate durante il viaggio, non incolori e inodori come la maggior parte di quelle che purtroppo ormai si trovano sul mercato. Garden roses originali. E in effetti profumano. A venderle è il fioraio davanti al Piccolo Teatro Strehler di Milano, pare che sia famoso per chi conosce la città, noi non lo conoscevamo. Ma è una dritta che prendiamo e portiamo a casa, ovviamente con il piacere di poterla condividere con voi.
Entriamo, io ansimante e sudata per via delle scale, Lò al settimo mese di gravidanza, che splende. Vabbè. Non siamo qui per parlare del mio sedentarismo da pandemia. Sono curiosissima di vedere come i suoi hanno trasformato la casa, che avevo visto prima che vi si trasferissero. Ovviamente, tutto impeccabile. Per fortuna (e furbizia, modestia a parte) ho la mia macchina foto con me, non si sa mai… E forse avevo già delle seconde (e terze) intenzioni in questo senso. La prima cosa che noto: colore, colore e colore, anche se praticamente tutti i mobili e tutte le pareti sono bianche, io vedo colore. I colori bellissimi delle loro opere alle pareti, che si abbinano a perfezione e creano ambienti rilassati e luminosi, coerenti e in qualche modo complementari. Poi la tavola… Ormai ho già chiesto scusa e sto scattando. Loro sorridono nel vedere il mio entusiasmo, ma non vogliono farsi riprendere. Dico: “Ma se siete belli quasi come queste rose!”. Niente da fare, nemmeno la battuta li ha convinti. Mi danno il permesso di fotografare tutto quello che voglio a parte loro. Ringrazio felice e approfitto del mutuo entusiasmo per la mia solita e insolita richiesta: "Avete una scala?" Basiti, me la portano. E ora sono pronta.
I piatti di ceramica, ci racconta mia madre, erano di Viggo, il suo nonno danese. Questo lo sapevo, ci hanno seguito in ogni trasloco fin da quando ho memoria (per gli esperti di BiLò questo sembrerà un dejavù. E sì, nonno Viggo aveva gran gusto e anche il mio portaombrelli lo dimostra!). Non conoscevo, però, la loro storia. Non sapevo che i piatti di ceramica sono stati dipinti a mano a Faenza e fanno parte di un’antica tradizione. Il tipo di decoro, detto a Garofano, rappresenta un giardino fiorito con il prato blu e al centro, appunto, un garofano. È una "cineseria" della Fabbrica Ferniani di Faenza, che iniziò a produrla nel 1767. Oggi è la decorazione tradizionale faentina più famosa.
Viggo ha comprato questo servizio negli anni '50 alla Rinascente a Milano. Ai tempi non costava molto, non era considerato così prezioso. Era il servizio che usava per tutti i giorni. Oggi, invece, le ceramiche di Faenza sono molto più difficili da trovare, per questo i prezzi si sono alzati. Hanno acquisito valore. Mia madre li tiene da conto e li usa solo per le occasioni importanti… siamo onorate!
Dillo bene Lò, STRA onorate! Io però ho già perso la testa, a questo punto. Vasi di Murano, brocche, i loro quadri, lampade, tutte cose belle, ma questi piatti… Mi contengo, esprimendo la mia opinione con moderazione, "Ah sì, molto belli. Bravo, nonno Viggo" (mi piace pure il suo nome! Ma questo lo tengo per me).
Nel mood in cui mi trovo tutto mi entusiasma, sto attenta a ogni dettaglio e qualcosa mi colpisce, pur nella sua semplicità: “E le tovagliette?” chiedo, “hanno una storia?” Scopriamo che ce l’hanno. E non una storia da poco.
Le tovagliette sono di Guri I Zi un marchio di cui ci innamoriamo subito, dopo il racconto di mia madre. Nasce dalla onlus Idee Migranti, fondata da Elena Galateri di Genola nel 2005, come micro impresa al femminile. I prodotti sono tessuti da sole donne in un villaggio a nord dell’Albania, chiamato appunto Guri I Zi, con filati di puro lino e cotone italiani. Un’impresa sostenibile di alto artigianato per l’inclusione sociale e l’empowerment femminile. Guri I Zi ha ridato dignità a moltissime donne albanesi che in famiglia sopportavano situazioni difficili, permettendo loro di lavorare e diventare, col tempo, loro stesse imprenditrici. Da micro impresa tessile è ora una vera e propria impresa sociale che ha l’obiettivo di rappresentare una fonte di guadagno per le tessitrici albanesi, ma anche di salvaguardare e far conoscere un’antica tradizione artigianale balcanica. Dal 2012 Guri I Zi ha un negozio monomarca a Milano, in via san Nicolao, e da poco ha inaugurato lo shop online dove si trova anche una sezione dedicata alla sostenibilità del progetto.
Ce ne innamoriamo al punto da contattare Elena e farci raccontare la loro storia dall’inizio alla fine. E, ispirate, abbiamo cominciato a lavorare a una sorpresa per voi.
Stay tuned!
Se anche voi siete rimasti affascinati, fate un tuffo nel mondo di Guri i Zi.
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Testo: Lorenza Gentile, la scrittrice e Bianca Rizzi, l'architetta
Foto: Bianca Rizzi
Tavola di: Oliva e Gaetano, gli artisti
“Evviva BiLò!”
È una mattina speciale perché siamo state a festeggiare dai miei. La nascita di BiLò è un evento e in famiglia, in quanto a festeggiamenti, non ci facciamo mai mancare niente. Approfittiamo dell’occasione per vedere anche la loro nuova casa. Per deformazione professionale, vivono da sempre una vita “nomade”. Sono tanti i posti in cui hanno abitato, da Milano a Firenze, alla Puglia, Londra, Lisbona, fino a chiudere il cerchio e tornare all’origine, Milano. In una casa nuova, questa.
I genitori di Lò, artisti d’eccezione, per me, sono persone estetiche. Iper estetiche. Basta entrare in casa per capirlo al primo sguardo. Colori complementari e composizioni di varie tonalità sono il filo conduttore negli spazi e nelle stanze e l'insieme è pura armonia. Essere invitata da loro per una colazione mi mette un po’ in soggezione. "Devo essere in ordine. Precisa. Efficiente". Lò ride, ma io non rido affatto. Per fortuna abitano vicino a una pasticceria che fa cose sia buone che belle, faccio un sospiro di sollievo. Entro e prendo i pasticcini più carini che trovo, sperando che loro siano anche amanti dei carboidrati.
La tavola è stata preparata con una cura invidiabile. La mia ossessione per la mise en place e le belle tavole apparecchiate dev’essere genetica! Esulto interiormente e non solo per i pasticcini e le brioche. Anche per i piatti e le tovagliette. A Bi piacciono le rose al centro della tavola. Scopriamo da mia madre che sono vere rose da giardino, non importate, non refrigerate durante il viaggio, non incolori e inodori come la maggior parte di quelle che purtroppo ormai si trovano sul mercato. Garden roses originali. E in effetti profumano. A venderle è il fioraio davanti al Piccolo Teatro Strehler di Milano, pare che sia famoso per chi conosce la città, noi non lo conoscevamo. Ma è una dritta che prendiamo e portiamo a casa, ovviamente con il piacere di poterla condividere con voi.
Entriamo, io ansimante e sudata per via delle scale, Lò al settimo mese di gravidanza, che splende. Vabbè. Non siamo qui per parlare del mio sedentarismo da pandemia. Sono curiosissima di vedere come i suoi hanno trasformato la casa, che avevo visto prima che vi si trasferissero. Ovviamente, tutto impeccabile. Per fortuna (e furbizia, modestia a parte) ho la mia macchina foto con me, non si sa mai… E forse avevo già delle seconde (e terze) intenzioni in questo senso. La prima cosa che noto: colore, colore e colore, anche se praticamente tutti i mobili e tutte le pareti sono bianche, io vedo colore. I colori bellissimi delle loro opere alle pareti, che si abbinano a perfezione e creano ambienti rilassati e luminosi, coerenti e in qualche modo complementari. Poi la tavola… Ormai ho già chiesto scusa e sto scattando. Loro sorridono nel vedere il mio entusiasmo, ma non vogliono farsi riprendere. Dico: “Ma se siete belli quasi come queste rose!”. Niente da fare, nemmeno la battuta li ha convinti. Mi danno il permesso di fotografare tutto quello che voglio a parte loro. Ringrazio felice e approfitto del mutuo entusiasmo per la mia solita e insolita richiesta: "Avete una scala?" Basiti, me la portano. E ora sono pronta.
I piatti di ceramica, ci racconta mia madre, erano di Viggo, il suo nonno danese. Questo lo sapevo, ci hanno seguito in ogni trasloco fin da quando ho memoria (per gli esperti di BiLò questo sembrerà un dejavù. E sì, nonno Viggo aveva gran gusto e anche il mio portaombrelli lo dimostra!). Non conoscevo, però, la loro storia. Non sapevo che i piatti di ceramica sono stati dipinti a mano a Faenza e fanno parte di un’antica tradizione. Il tipo di decoro, detto a Garofano, rappresenta un giardino fiorito con il prato blu e al centro, appunto, un garofano. È una "cineseria" della Fabbrica Ferniani di Faenza, che iniziò a produrla nel 1767. Oggi è la decorazione tradizionale faentina più famosa.
Viggo ha comprato questo servizio negli anni '50 alla Rinascente a Milano. Ai tempi non costava molto, non era considerato così prezioso. Era il servizio che usava per tutti i giorni. Oggi, invece, le ceramiche di Faenza sono molto più difficili da trovare, per questo i prezzi si sono alzati. Hanno acquisito valore. Mia madre li tiene da conto e li usa solo per le occasioni importanti… siamo onorate!
Dillo bene Lò, STRA onorate! Io però ho già perso la testa, a questo punto. Vasi di Murano, brocche, i loro quadri, lampade, tutte cose belle, ma questi piatti… Mi contengo, esprimendo la mia opinione con moderazione, "Ah sì, molto belli. Bravo, nonno Viggo" (mi piace pure il suo nome! Ma questo lo tengo per me).
Nel mood in cui mi trovo tutto mi entusiasma, sto attenta a ogni dettaglio e qualcosa mi colpisce, pur nella sua semplicità: “E le tovagliette?” chiedo, “hanno una storia?” Scopriamo che ce l’hanno. E non una storia da poco.
Le tovagliette sono di Guri I Zi un marchio di cui ci innamoriamo subito, dopo il racconto di mia madre. Nasce dalla onlus Idee Migranti, fondata da Elena Galateri di Genola nel 2005, come micro impresa al femminile. I prodotti sono tessuti da sole donne in un villaggio a nord dell’Albania, chiamato appunto Guri I Zi, con filati di puro lino e cotone italiani. Un’impresa sostenibile di alto artigianato per l’inclusione sociale e l’empowerment femminile. Guri I Zi ha ridato dignità a moltissime donne albanesi che in famiglia sopportavano situazioni difficili, permettendo loro di lavorare e diventare, col tempo, loro stesse imprenditrici. Da micro impresa tessile è ora una vera e propria impresa sociale che ha l’obiettivo di rappresentare una fonte di guadagno per le tessitrici albanesi, ma anche di salvaguardare e far conoscere un’antica tradizione artigianale balcanica. Dal 2012 Guri I Zi ha un negozio monomarca a Milano, in via san Nicolao, e da poco ha inaugurato lo shop online dove si trova anche una sezione dedicata alla sostenibilità del progetto.
Ce ne innamoriamo al punto da contattare Elena e farci raccontare la loro storia dall’inizio alla fine. E, ispirate, abbiamo cominciato a lavorare a una sorpresa per voi.
Stay tuned!
Se anche voi siete rimasti affascinati, fate un tuffo nel mondo di Guri i Zi.
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