Testo: Bianca Rizzi | Commenti: Lorenza Gentile, la scrittrice
Foto: Riccardo Lanfranchi e Bianca Rizzi, l’architetta
Casa per me è “sossego”: tranquillità, pace. È vestiti comodi, sdraiarsi per terra, un divano su cui buttarsi, un letto morbido, un piumone. Il tempo sospeso. Il presente. È un luogo di creazione dove posso sperimentare, cambiare, trasformare l’interno e l’esterno. Da qualche anno è anche il posto dove lavoro: assiste a una mia continua ricerca di disciplina, autoconoscenza, limiti imposti, ma necessari.
È l’abbraccio (e l’azzurro degli occhi) di mio marito, lo sguardo curioso e amoroso di mia figlia, lo scodinzolare frenetico di Lola.
Nonostante io mi occupi per lavoro di ristrutturazioni di case e sono quindi abituata a soffermarmi su ogni minimo dettaglio quando si tratta di mettermi al servizio degli altri, in casa mia tendo ad avere un approccio diverso. Mi adatto facilmente a quello che c’è, non ho desideri costosi, non sono una feticista del design iconico. Tendo, l’unica cosa, a voler realizzare mobili su misura. Purtroppo non ci riesco quasi mai, sia per mancanza di tempo, sia perché do sempre la priorità ai miei clienti quando commissiono lavoro agli artigiani. Vorrei essere più pragmatica e metodica, ma a casa mia riesco solo a essere spontanea.
Amo ricevere gente per cena, pranzo, per qualche giorno… sarà che sono lontana dalla famiglia e dal Brasile, il posto in cui sono nata e cresciuta, sarà il fatto che avendo tante sorelle ho vissuto in una casa piena di gente, ci sono abituata e mi fa stare bene accogliere le persone.
Questa è la casa in cui ho vissuto per anni insieme a Pietro, che poi è diventato mio marito. Con noi c’era anche Lola, il nostro cane. Poi è arrivata nostra figlia ed è subentrato il bisogno di una stanza per lei, difficile da ricavare per via della struttura particolare dell’appartamento… Ecco perché stiamo traslocando. Passiamo il testimone a una persona che conosciamo e che so che la vivrà al meglio (spero che ogni tanto mi inviterà per farmi “matar a saudade”).
È bellissimo poterla ricordare per sempre grazie a questo articolo, poterla mostrare a mia figlia quando sarà grande, la prima vera casa che io e Pietro abbiamo condiviso e quella che ha vissuto nella mia pancia. Un bell’addio.
* Per via del fatto che quando abbiamo cominciato a lavorare a questo articolo quando avevamo già quasi del tutto traslocato, sono riuscita a fotografare solo i dettagli. Le immagini ampie che abbiamo utilizzato, invece, erano state scattate da un amico tempo prima.
Veniamo al dunque.
La casa di ringhiera in Ticinese è un sogno a cui Pietro ha sempre teso. Quando abbiamo deciso di convivere, si è trasferito nel mio monolocale per il tempo necessario a trovare una casa nuova. Io ero alle prese con la tesi di laurea e così si è occupato più lui di me della ricerca. Questa è stata la primissima che ha visitato (da solo, tra l'altro), per lui solo vedere l'annuncio di questa casa online è stato un chiarissimo segno del destino, quando ci ha messo un piede dentro non capiva già più niente. Era amore. Io ero più scettica, ho voluto vedere insieme altre case prima di fare una scelta. Non ero dell’idea di scegliere la prima che ci capitava a tiro (era un rischio, no?). Ma dopo averne viste tante, e di tutti i tipi, continuavo a ripensare a questa… Ed eccoci qua.
"Una delle esperienze più entusiasmanti di Milano sono i cortili, chi la conosce lo sa. Spesso basta spingere il portone di uno dei tanti edifici senza particolare fascino per scoprire mondi sommersi, romantici, abbandonati o ben curati, labirintici, industriali, nobiliari… Cortili fantastici. Bianca e Pietro sono stati abbastanza fortunati da averne uno, invaso dall’odore dei gelsomini."
L'ingresso della casa dà sulla cucina, una cosa che all’inizio non mi convinceva, anche se con il tempo mi ci sono abituata. Ci tenevo, almeno, a renderlo un ambiente simpatico, colorato e accogliente, ecco da dove viene la scelta delle cementine. Il pavimento era in resina effetto macchiato giallo e arancione, non un bello spettacolo! (Ve lo farò vedere, ne vale la pena.) La mia prima condizione per l’acquisto di questo appartamento era cambiarlo subito. Le cementine, inoltre, mi ricordano “casa”. In Brasile sono molto utilizzate e le includo quasi sempre nei miei progetti. Ci ho messo un po’ a decidere il disegno, i colori e l’allineamento. È più difficile fare scelte per casa propria rispetto a quelle dei clienti, sei molto più coinvolto. Alla fine ha vinto questa combinazione: si intona alla cucina, che non abbiamo cambiato, e comunica una sensazione emotiva e tattile bellissima ogni volta che entri in casa. Le cementine si estendono per tutto il corridoio di questo piano, introducendo alla zona notte.
I mobili scuri non li abbiamo scelti, a parte il tavolo della cucina, comprato da noi, gli altri sono stati ereditati dalla famiglia di Pietro, come la scrivania e il mio comodino. Non vi nascondo che ho sempre pensato di dipingerlo. Ho una netta predilezione per il legno chiaro, ma mi ritrovo circondata da quello scuro. Questi mobili riempivano i depositi della casa di campagna, erano destinati a essere divorati dalle tarme, li abbiamo accolti in casa nostra per ridargli una vita dignitosa, e anche per fare economia. In alcuni casi con l'idea di restaurarli, in altri, lo confesso, pensando freddamente “in attesa di meglio”… Il meglio non è ancora arrivato e stiamo già cambiando casa!
“Non avevo mai sentito parlare in modo così empatico di un mobile, penso che dovrò rivedere il rapporto che ho con il mio comodino! I mobili antichi, secondo me, controbilanciano l’aspetto contemporaneo delle stampe appese alle pareti, il bianco dominante e i vasi decorativi, creando un’atmosfera calda, personale”.
“L'abbiamo recuperata dalla cantina polverosa della nostra casa di campagna. Un oggetto di scarsa utilità: sarebbe assurdo usarla come ghiacciaia, quindi è diventata una credenza. Ma non ha funzionato comunque. È più pesante di tutti noi messi insieme e neanche troppo capiente. Eppure, uno dei miei mobili preferiti. Trasmette storia, storie di famiglia che sa solo lei, che magari in qualche modo ci racconta poco a poco, ogni volta che la apriamo per prendere una bottiglia di vino, calda".
“L’ho comprato in un negozio d’antiquariato, in una di quelle uscite piene di buone intenzioni: prendere solo quello di cui avevo davvero bisogno. E avevo bisogno di tante cose, essendoci appena trasferiti in questa casa. Sono venuta via due ore dopo senza nessuno degli articoli presenti sulla lista, ma questo porta ghiaccio sotto braccio. Tra l’altro non l’abbiamo MAI utilizzato. Eppure, lo adoro. Ha un meccanismo di apertura geniale, motivo per il quale l'ho preso, ma a parte quello non è di grande utilità. È troppo piccolo e guardiamo in faccia la realtà, quanto spesso può servire un porta ghiaccio?! Fatto sta che, senza motivo apparente, è uno dei miei oggetti preferiti qui dentro.
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” dico, mi sembra sia di Pascal.
Percorrendo il corridoio (Averne uno ci ha emozionato tantissimo dopo la convivenza nel monolocale! Mi fa sorridere, perchè li trovo spesso uno spreco di spazio e li elimino sempre nei miei progetti, ma qui è indispensabile) su cui affaccia la nostra mini cabina armadio, che abbiamo condiviso con fatica, non lo nego, arrivi alla nostra camera da letto. Il fatto che la stanza abbia un doppio spazio ci piaceva un sacco, così tanto che, nonostante l’idea fosse quella di usare l’estensione come stanza per gli ospiti, quando qualcuno dormiva da noi lo spedivamo sul divano al piano di sopra: più spazio e più privacy per tutti!
Inoltre la sensazione di addormentarsi guardando un camino è impagabile, sembra di stare in uno chalet. A entrambi piaceva l’idea di tenere questa cameretta semivuota, una specie di spazio in costruzione… ci permette di lasciare i vestiti in giro, senza doverli vedere. Il divano letto “taglia introvabile” è il nostro guardaroba all’aperto. Nel caso non si fosse capito non siamo molto ordinati.
Per Pietro la casa dà il meglio di sé nei weekend di bella stagione. Quando apri le finestre nel corso c’è già un po’ di via vai vacanziero, che è la cosa più bella di Ticinese, un quartiere, e una via in particolare, che sono un paesino a sé stante nella città frenetica.
“Ho preso questa libreria angolare a un mercatino, quando cercavo mobili per un progetto in cantiere. Adoro i mercatini all'aperto. Mi piace andarci da sola, prendermi il mio tempo e perdere tempo, se serve. Mi sono innamorata subito di questo mobile, ma ho temuto per il tragitto fino a casa: era piuttosto lontano, faceva molto caldo, non avevo ancora la patente. Nessun taxi mi avrebbe caricato con quell’ingombro e, scoprii più tardi, neanche gli bus. Ma non ho potuto resistere e l'ho acquistato per una buona cifra. Il viaggio mi è costato tutto quel che ho risparmiato. Arrivare a destinazione è stata una LUNGA avventura, ma ce l'ho fatta. Sono arrivata in cima a quattro piani di scale. L’ho fatto vedere alla cliente, raccontando la nostra breve ma intensa avventura insieme, ma ci sono rimasta di sasso: non ha apprezzato per niente. Né il mobile né la storia. “Non è adatto” ha dichiarato, senza aggiungere altro. Bittersweet feelings. Me lo sono tenuto io. Funzionava perfettamente come comodino, anche se non è stato pensato per questo. Lo usa soprattutto mio marito, direi, che tiene all'incirca 89 libri accanto al letto. Potrei dire che è esattamente la capienza della libreria, ma qui romanticizzerei”.
“Questa foto è stata scattata da un amico di lunga data di mia sorella, molto caro anche a me. Mi ricorda casa, mi ricorda mia sorella, mi dà un senso di pace. Mi ha accompagnato in tutte le mie case milanesi. Questa triste cornice l’ho presa appena trasferita in Italia, non ricordo nemmeno dove di preciso. È ingiallita e pure rotta, ma non riesco a sostituirla. Cambierebbe tutto, vero?”
Saliamo al piano di sopra, il mio ambiente preferito: il salotto! Aperto, luminosissimo, fresco d’estate e caldo d’inverno, con un grande divano accogliente dove stravaccarsi guardando il verde sul terrazzo, tanti libri, le travi a vista e il mio studio, dove lavoro quando non ho riunioni o non sono in cantiere. Ho vissuto questa casa al meglio di giorno, principalmente nelle giornate primaverili ed estive con tutte le finestre aperte.
Il soffitto della parte di servizio al piano di sotto (corridoio, bagni e cabina armadio) si abbassa per far posto a un soggiorno più alto qui al piano sopra. La trovo una soluzione geniale. Il terrazzo ti trasmette puro relax, lo amo, è silenzioso e vivace, accogliente e privato. Ideale per starsene tranquilli e al tempo stesso perfetto per le cene con amici. Isolato, lato cortile, silenzioso, puoi andare avanti fino a notte senza dare fastidio a nessuno.
“Abbiamo vissuto un bel po’ con mille scatole di libri posizionate a mo’ di ringhiera, per evitare di precipitare dalle scale. Volevo una bella libreria, importante ma al tempo stesso leggera, che non bloccasse del tutto la luce che raggiunge la cucina dal terrazzo e desse un po’ di “movimento” al salotto. Doveva essere capiente per i nostri tanti libri e per gli oggetti a noi cari. Inizialmente Pietro era molto contrario all’idea di includere oggetti nella libreria, ma alla fine ho vinto la battaglia! Così l’ho progettata io, insieme a un bravo falegname, che l’ha realizzata su misura”.
"La mia valigetta gira dischi: un altro oggetto davvero poco utile. Lo spinotto della corrente è rotto e noi non abbiamo dischi. (Questo articolo mi sta dando risposte forti e chiare su di me: il mio io pratico esiste? Se sì grida: “Aiuto!!!”) Il giradischi arriva da un mercatino di Parigi e anche in questo caso la trasferta non è stata semplice. Ma mi ricorda la mia Parigi, le sue vie e l’atmosfera di gioioso affollamento ai mercatini, le serate jazz nei caveau (lo so, non c’è filo logico ma è così. Di nuovo dal mio intimo arriva un sussurro che non voglio sentire!), le mie amiche che sono tutt’ora lì o che sono già dall’altra parte del mondo, insomma uno dei periodi dei più belli della mia vita".
“Un giorno seduta comodamente sul divano di Bianca, (amo i divani e sistemarmici comodamente, anche durante gli shooting!), ho notato il cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra, in contrasto con i rumori lontani della città. È una casa raccolta, luminosa, riparata... una casetta sull’albero. Per fortuna il tram in lontananza ti ricorda, di tanto in tanto, che fuori c’è Milano”.
Mi dispiace immensamente lasciare questa casa, dico la verità, ma trovo che sia parte della vita andare avanti, sapendo guardare indietro, e far tesoro di quel che abbiamo già vissuto e che la vita ci ha regalato. Ho vissuto un momento di vita molto importante qui dentro e provo un enorme senso di gratitudine per queste quattro mura, in più trovo sia un vero gioiellino e il distacco per me non è stato molto facile. "Se solo potessimo magicamente allargarla di due metri per tutto il lato lungo, potremmo rimanere qui" ci siamo detti io a Pietro per mesi, prima di farci coraggio e metterla in vendita… Dopo due lunghi anni di ricerche finalmente ora abbiamo una nuova dimora e ci sentiamo pronti e persino entusiasti al cambiamento. Vi racconterò di più in futuro!
Una libreria può funzionare da ringhiera: è utile e trapela anche la luce.
Anche se abiti su una via molto trafficata e piena di vita, installando finestre doppie, a doppi vetri, puoi dormire sonni tranquilli. Certo che, in tempi di lauree (pre covid) un bel "dottore dottore......." lo senti sempre alle 4 del mattino. Ahimè.
Rinnovare il pavimento può cambiare completamente la percezione della stanza! In cucina è bastato sostituire la resina arancione con le cementine per rendere lo spazio moderno, luminoso e accogliente.
Bello l’open space, però...
Quando io e Pietro ci trovavamo a dover lavorare da casa contemporaneamente, dovevamo condividere lo spazio aperto al piano di sopra. Ogni tanto, questo creava dei problemi di concentrazione. Se uno era in call, per esempio, e l’altra stava progettando la tenuta di un muro, ecco… sarebbe stato meglio che ognuno avesse il suo spazio.
Perché non pensare a una “mini” zona giorno annessa alla camera da letto? Basterebbe aggiungere due poltrone e un coffee table, magari qualche mensola per i libri, per ottenere uno studio raccolto dove riuscire a concentrarsi. A ognuno il suo!
Quando le scale vuoi farle una volta sola.
Per quanto uno possa approfittare della vita quotidiana per fare un po’ di fitness, la lontananza tra il terrazzo e la cucina diventava un deterrente per le cene all’aria aperta. Di sopra c’è un frigo, nient'altro.
Si potrebbe approfittare della tettoia per installare un mini cucinino con lavandino. Ci sarebbe lo spazio anche per un po’ di magazzino, così da avere già su quello che serve e non dover fare la spola tutta la sera. A Bianca l’idea sarebbe piaciuta molto! Peccato che sia troppo tardi....
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Testo: Bianca Rizzi | Commenti: Lorenza Gentile, la scrittrice
Foto: Riccardo Lanfranchi e Bianca Rizzi, l’architetta
Questa è la casa in cui ho vissuto per anni insieme a Pietro, che poi è diventato mio marito. Con noi c’era anche Lola, il nostro cane. Poi è arrivata nostra figlia ed è subentrato il bisogno di una stanza per lei, difficile da ricavare per via della struttura particolare dell’appartamento… Ecco perché stiamo traslocando. Passiamo il testimone a una persona che conosciamo e che so che la vivrà al meglio (spero che ogni tanto mi inviterà per farmi “matar a saudade”).
È bellissimo poterla ricordare per sempre grazie a questo articolo, poterla mostrare a mia figlia quando sarà grande, la prima vera casa che io e Pietro abbiamo condiviso e quella che ha vissuto nella mia pancia. Un bell’addio.
* Per via del fatto che quando abbiamo cominciato a lavorare a questo articolo quando avevamo già quasi del tutto traslocato, sono riuscita a fotografare solo i dettagli. Le immagini ampie che abbiamo utilizzato, invece, erano state scattate da un amico tempo prima.
Veniamo al dunque.
La casa di ringhiera in Ticinese è un sogno a cui Pietro ha sempre teso. Quando abbiamo deciso di convivere, si è trasferito nel mio monolocale per il tempo necessario a trovare una casa nuova. Io ero alle prese con la tesi di laurea e così si è occupato più lui di me della ricerca. Questa è stata la primissima che ha visitato (da solo, tra l'altro), per lui solo vedere l'annuncio di questa casa online è stato un chiarissimo segno del destino, quando ci ha messo un piede dentro non capiva già più niente. Era amore. Io ero più scettica, ho voluto vedere insieme altre case prima di fare una scelta. Non ero dell’idea di scegliere la prima che ci capitava a tiro (era un rischio, no?). Ma dopo averne viste tante, e di tutti i tipi, continuavo a ripensare a questa… Ed eccoci qua.
"Una delle esperienze più entusiasmanti di Milano sono i cortili, chi la conosce lo sa. Spesso basta spingere il portone di uno dei tanti edifici senza particolare fascino per scoprire mondi sommersi, romantici, abbandonati o ben curati, labirintici, industriali, nobiliari… Cortili fantastici. Bianca e Pietro sono stati abbastanza fortunati da averne uno, invaso dall’odore dei gelsomini."
L'ingresso della casa dà sulla cucina, una cosa che all’inizio non mi convinceva, anche se con il tempo mi ci sono abituata. Ci tenevo, almeno, a renderlo un ambiente simpatico, colorato e accogliente, ecco da dove viene la scelta delle cementine. Il pavimento era in resina effetto macchiato giallo e arancione, non un bello spettacolo! (Ve lo farò vedere, ne vale la pena.) La mia prima condizione per l’acquisto di questo appartamento era cambiarlo subito. Le cementine, inoltre, mi ricordano “casa”. In Brasile sono molto utilizzate e le includo quasi sempre nei miei progetti. Ci ho messo un po’ a decidere il disegno, i colori e l’allineamento. È più difficile fare scelte per casa propria rispetto a quelle dei clienti, sei molto più coinvolto. Alla fine ha vinto questa combinazione: si intona alla cucina, che non abbiamo cambiato, e comunica una sensazione emotiva e tattile bellissima ogni volta che entri in casa. Le cementine si estendono per tutto il corridoio di questo piano, introducendo alla zona notte.
I mobili scuri non li abbiamo scelti, a parte il tavolo della cucina, comprato da noi, gli altri sono stati ereditati dalla famiglia di Pietro, come la scrivania e il mio comodino. Non vi nascondo che ho sempre pensato di dipingerlo. Ho una netta predilezione per il legno chiaro, ma mi ritrovo circondata da quello scuro. Questi mobili riempivano i depositi della casa di campagna, erano destinati a essere divorati dalle tarme, li abbiamo accolti in casa nostra per ridargli una vita dignitosa, e anche per fare economia. In alcuni casi con l'idea di restaurarli, in altri, lo confesso, pensando freddamente “in attesa di meglio”… Il meglio non è ancora arrivato e stiamo già cambiando casa!
“Non avevo mai sentito parlare in modo così empatico di un mobile, penso che dovrò rivedere il rapporto che ho con il mio comodino! I mobili antichi, secondo me, controbilanciano l’aspetto contemporaneo delle stampe appese alle pareti, il bianco dominante e i vasi decorativi, creando un’atmosfera calda, personale”.
Percorrendo il corridoio (Averne uno ci ha emozionato tantissimo dopo la convivenza nel monolocale! Mi fa sorridere, perchè li trovo spesso uno spreco di spazio e li elimino sempre nei miei progetti, ma qui è indispensabile) su cui affaccia la nostra mini cabina armadio, che abbiamo condiviso con fatica, non lo nego, arrivi alla nostra camera da letto. Il fatto che la stanza abbia un doppio spazio ci piaceva un sacco, così tanto che, nonostante l’idea fosse quella di usare l’estensione come stanza per gli ospiti, quando qualcuno dormiva da noi lo spedivamo sul divano al piano di sopra: più spazio e più privacy per tutti!
Inoltre la sensazione di addormentarsi guardando un camino è impagabile, sembra di stare in uno chalet. A entrambi piaceva l’idea di tenere questa cameretta semivuota, una specie di spazio in costruzione… ci permette di lasciare i vestiti in giro, senza doverli vedere. Il divano letto “taglia introvabile” è il nostro guardaroba all’aperto. Nel caso non si fosse capito non siamo molto ordinati.
Per Pietro la casa dà il meglio di sé nei weekend di bella stagione. Quando apri le finestre nel corso c’è già un po’ di via vai vacanziero, che è la cosa più bella di Ticinese, un quartiere, e una via in particolare, che sono un paesino a sé stante nella città frenetica.
Saliamo al piano di sopra, il mio ambiente preferito: il salotto! Aperto, luminosissimo, fresco d’estate e caldo d’inverno, con un grande divano accogliente dove stravaccarsi guardando il verde sul terrazzo, tanti libri, le travi a vista e il mio studio, dove lavoro quando non ho riunioni o non sono in cantiere. Ho vissuto questa casa al meglio di giorno, principalmente nelle giornate primaverili ed estive con tutte le finestre aperte.
Il soffitto della parte di servizio al piano di sotto (corridoio, bagni e cabina armadio) si abbassa per far posto a un soggiorno più alto qui al piano sopra. La trovo una soluzione geniale. Il terrazzo ti trasmette puro relax, lo amo, è silenzioso e vivace, accogliente e privato. Ideale per starsene tranquilli e al tempo stesso perfetto per le cene con amici. Isolato, lato cortile, silenzioso, puoi andare avanti fino a notte senza dare fastidio a nessuno.
“Un giorno seduta comodamente sul divano di Bianca, (amo i divani e sistemarmici comodamente, anche durante gli shooting!), ho notato il cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra, in contrasto con i rumori lontani della città. È una casa raccolta, luminosa, riparata... una casetta sull’albero. Per fortuna il tram in lontananza ti ricorda, di tanto in tanto, che fuori c’è Milano”.
Mi dispiace immensamente lasciare questa casa, dico la verità, ma trovo che sia parte della vita andare avanti, sapendo guardare indietro, e far tesoro di quel che abbiamo già vissuto e che la vita ci ha regalato. Ho vissuto un momento di vita molto importante qui dentro e provo un enorme senso di gratitudine per queste quattro mura, in più trovo sia un vero gioiellino e il distacco per me non è stato molto facile. "Se solo potessimo magicamente allargarla di due metri per tutto il lato lungo, potremmo rimanere qui" ci siamo detti io a Pietro per mesi, prima di farci coraggio e metterla in vendita… Dopo due lunghi anni di ricerche finalmente ora abbiamo una nuova dimora e ci sentiamo pronti e persino entusiasti al cambiamento. Vi racconterò di più in futuro!
Lasciati ispirare
Cosa abbiamo imparato
Oltre a un contenitore, un armadio può essere molto di più. Un elemento estetico, un divisorio, uno sgabuzzino… Non mettiamo limiti alla fantasia!
Idea deliziosa quella di personalizzare un semplice armadietto ikea con magneti carini e frasi interessanti e biglietti! In più, l’armadietto è utile per far sparire tutto ciò che riguarda il lavoro se avete una “postazione mobile”.
Ecco come poter tenere sempre sotto gli occhi i ricordi di viaggio, le cartoline, le opere d’arte che vi colpiscono, i biglietti d’amore e, perché no, le liste della spesa o il numero dell’idraulico. Meno romantico, ma sempre utile.
Le nostre proposte
CREA ATMOSFERA CON IL COLORE
Lorenza non è del tutto soddisfatta della camera da letto, la sente un po’ spoglia.
Perché non dare un po’ di colore alla parete della testata del letto? Visto che non vogliono riempire la stanza di quadri, il colore potrebbe aiutare. Creerebbe uno spazio più intimo, meno spoglio. Noi proponiamo una elle a mezza altezza.
L'ETERNA QUESTIONE DELLO STENDINO
Al momento Lorenza e Davide stendono la biancheria nello studio, ma questo implica perdere un po’ di voglia di passare del tempo in quella stanza.
Esiste una vera soluzione? Noi ne proponiamo due:
CREA ATMOSFERA CON IL COLORE
Lorenza non è del tutto soddisfatta della camera da letto, la sente un po’ spoglia.
Perché non dare un po’ di colore alla parete della testata del letto? Visto che non vogliono riempire la stanza di quadri, il colore potrebbe aiutare. Creerebbe uno spazio più intimo, meno spoglio. Noi proponiamo una elle a mezza altezza.
LA DOPPIA VITA DELLA CREDENZA
Davide si lamenta della difficoltà di organizzare le cose in cucina e Lorenza del poco spazio in sala per mettere via i suoi attrezzi del mestiere quando ci sono ospiti.
Perché non pensare a una scaffalatura in legno di recupero o una credenza antica contro la parete di vetro che divide il salotto dalla cucina, al posto del mobiletto basso? Offrirebbe uno spazio dove tenere le stoviglie per i pasti e, perché no, anche i computer. Un elemento più vissuto in salotto creerebbe un bel contrasto con i mobili minimal, scaldando un po’ l’atmosfera.
I COSMETICI TI RENDONO BELLA, MA NON SONO POI COSì BELLI...
Lorenza ritiene che le cose in vista nel loro bagno non siano un granché, come nasconderle?
Un mobiletto in legno adattato sotto al lavello del bagno en suite: nasconderebbe il sifone, creerebbe spazio per i prodotti di bellezza che non vuoi lasciare in vista.
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