Testo: Lorenza Gentile, la scrittrice
Foto: Bianca Rizzi, l’architetta
Lavinia è Head of Digital alla ING Bank. Luca ha fondato lo studio grafico Tomo Tomo, che cura riviste e quotidiani come The Passenger di Iperborea, il Sole 24ORE, Donna Moderna, Link. Entrambi, anche se in modo diverso, mettono la propria creatività al servizio degli altri, cercando di rendere l’esperienza di chi legge migliore possibile. Il loro lavoro, per dirla in un altro modo, ha a che fare con le relazioni umane. Sono due persone empatiche, insomma, e si vede. Si incastrano tra loro come due pezzi di un puzzle. Lui è un osservatore, parla meno, ma si capisce che gli passano milioni di pensieri per la testa. Lei è sorridente e ha milioni di cose da dire. Insieme hanno una figlia, Lucrezia, detta Lalu, che non fa economia di sorrisi e non può non starti subito simpatica.
Lavinia e Luca sono amanti delle cose belle, di cui è piena casa loro.
Suoniamo al campanello trafelate. Quando piove, si blocca la città. Per fortuna, Lavinia e Luca non sembrano per niente scocciati. Pare di essere arrivate al momento giusto. Non sappiamo se è proprio così o se sono le loro doti di ospiti a darci questa impressione. In ogni caso, ci rilassiamo. La loro piccola Lalu viene verso di noi, sorridente, per darci il benvenuto. Ci squadra per un attimo, forse chiedendosi cosa siamo venute a fare, ma poi ci fa strada verso il salotto blu elegante, pieno di oggetti che catturano subito la nostra attenzione.
Fuori è tutto bagnato, dentro c’è un’atmosfera autunnale di calore e allegria. Non so perché mi sento un po’ a Parigi, forse per via del parquet chiaro, della portafinestra, eppure è un edificio tipicamente milanese degli anni ‘30. Luca e Lavinia hanno ristrutturato la casa mantenendo alcuni elementi storici. Per esempio, hanno fatto rifare le finestre identiche a quelle originali, tenuto i termosifoni, le cementine, scelto un blu per le pareti del salotto simile a quello di prima. Ma hanno cambiato tutto il riassetto con l'aiuto dell'architetta Emanuela Marini. Mentre parliamo, Lalu gioca intorno a noi senza lamentarsi mai. Volevano un grande salotto, ci spiegano, anche perché entrava tantissima luce.
Lavinia ci offre una colazione molto sofisticata: tè verde coreano e squisiti cornetti alla cannella, cioccolato e arancia, frutti di bosco. Meno male che questa volta abbiamo portato in regalo una pianta grassa in un vaso di graniglia (che apprezzano subito) e nessun prodotto dolciario... almeno la situazione colesterolo rimane sotto controllo!
Luca ci svela che aveva già progettato tutto (o quasi) ancora prima di entrare qui dentro. Aveva le idee molto chiare. Ammiriamo il salotto, dove tutto ruota intorno all’enorme ficus. Le piante sono una passione di Luca, che è cresciuto in campagna fino a sei anni. A Labro, per la precisione, un paesino medievale in provincia di Rieti. Ha ereditato da sua nonna il pollice verde. Il ficus, ci raccontano, inizialmente era molto piccolo, mentre ora regna indiscusso su tutta la stanza. Luca sta tentando un esperimento simile nella camera di Lalu, come vedremo in seguito.
Piccola postilla: abbiamo condotto l’intervista e fatto lo shooting in due tempi diversi. Quando siamo tornate, molte delle cose che per Lavinia e Luca non funzionavano erano già state cambiate. Era sparito uno dei due divani in salotto, per esempio, che loro trovavano scomodo, come la poltrona gialla Ikea in camera di Lalu. Avercelo il loro senso pratico!
La ricerca della casa e l’approdo
Luca e Lavinia vivono in questa casa da cinque anni, dopo essere stati in affitto in via Stoppani a lungo, in un bellissimo palazzo liberty. Trovare una casa nuova per loro è stata una vera odissea. Innanzitutto cercavano un palazzo d’epoca che guardasse un palazzo d’epoca. Già questo, non era affatto facile! Poi, preferivano affacciarsi sulla strada e non su un cortile: a entrambi piace avere movimento sotto, sporgersi per vedere cosa succede. Non volevano un piano troppo alto, perché sono dei tipi “coi piedi per terra!” e, dulcis in fundo: il nome della strada doveva piacergli. “Il nome della strada?!” Bianca spalanca gli occhi. “Sì” risponde Lavinia, “Se no finisci a vivere in via caduti in missione della Pace, che per carità, poveracci, però…!” Luca ha cercato in via Pancaldo e via Manuzio per mesi. Fino a che non hanno trovato questa. Sulla carta aveva tutti i requisiti. “Ed è una bellissima storia da raccontare” ci dice Luca.
Una primavera arriva un alert sul telefono di Lavinia, che era iscritta a tutti i siti immobiliari possibili immaginabili. La casa era di un privato che vendeva a privati. “Luca va a vederla” continua lei. “Solitamente finiva i tour delle case in un minuto e dieci. Non andava mai bene nessuna. Invece in questo caso non mi risponde al telefono per due ore. A venderla era un’architetta milanese con cui si è trovato subito in sintonia, aveva una figlia della nostra età. La casa, in cui l’architetta era cresciuta e in cui viveva ancora la madre, era impostata su pianta classica vecchia milano, lungo corridoio e stanze anguste, ma per Luca aveva un potenziale, una grande energia.” Dopo averla vista anche lei, Lavinia è d'accordo. Preparano subito una proposta. “Tutta la compravendita è stata fatta a cena. A casa loro, a casa nostra. Per farla breve, siamo diventati amici. Siamo anche andati al matrimonio della figlia, che frequentiamo tutt’ora”.
“La casa trasmetteva una sensazione, un’identità” conclude Luca. “Anche se l’abbiamo completamente rifatta, c’era qualcosa di positivo qui dentro. E niente avrebbe potuto cambiarlo”.
La libreria modulare, si adatta a tutti i libri che hanno e gli oggetti particolari che amano. Che sono molti.
I pavimenti
Abbiamo capito subito che i due hanno un gusto molto ricercato e ogni singola cosa, in questa casa, ha una storia. A cominciare da quello che uno potrebbe ritenere più banale, i pavimenti. “Il palazzo è anni ’30 e io sono un grande fan di quell'epoca” racconta Luca. “Quando abbiamo acquistato questa casa le cementine erano scure nelle stanze e chiare in corridoio. Noi abbiamo pensato di cambiare la disposizione e creare un nuovo disegno, nello studio. Una cosa da pazzi, costa più che comprarle da zero, perché devi toglierle, portarle dal marmista, rasarle sopra e sotto e riposarle. Però ora ci piacciono molto di più”.
In un angolo nascosto dello studio è rimasto un buco, perché le cementine, nella nuova disposizione, non bastavano a coprire tutto. Lavinia e Luca pensavano che sarebbe rimasto per sempre così e lo avevano accettato serenamente, quando invece si sono accorti che al piano di sotto stavano ristrutturando e hanno chiesto se per caso avanzassero delle cementine, immaginando fossero uguali. Così era! Gliele hanno regalate.
Un altro tema è stato il parquet. "Non volevo il solito parquet in rovere” dice sempre Luca, “lo volevo in larice. Sono un grande amante della montagna, da quando avevo due anni andavo in Val Badia e sono cresciuto con il sogno di avere il parquet in larice, in casa, proprio come usa lassù. A Berlino si trova molto negli appartamenti, mentre in Italia solo in montagna, per questo è stato difficile reperirlo. Ci ho messo mesi. Alla fine sono dovuto andare in treno a Brunico, vicino Bolzano. Ho scelto il parquet e sono tornato. Ce l’hanno spedito dall’Austria”. Perfino Bi, che è architetta e quindi abituata alle stravaganze dei clienti, è rimasta basita.
“In treno perché non ho la patente” specifica Luca, coronando così il racconto.
Luca era in cantiere tutti i giorni, racconta Lavinia, era pieno di idee (“fin troppo!”), una di queste è il battiscopa fluorescente. La troviamo una scelta originale, Bi vuole saperne di più. “Luca dice sempre che l’ha fatto fare in vista di quando tornavo a casa ubriaca, per trovare la strada della camera da letto”. In realtà è stata un’idea creativa che gli piaceva dal punto di vista estetico ed è stata molto difficile da realizzare. Il battiscopa è composto da assi del parquet tagliate e laccate due volte. Il falegname di Bergamo a cui si sono rivolti inizialmente si era rifiutato di fare il lavoro per via della sua complessità , “ma alla fine è venuto così bene e fa un tale effetto che si è rivenduto l’idea in due case dopo di noi!” ha concluso Luca, orgoglioso. Lalu si avvicina barcollando, sembra approvare gli sforzi del padre, a giudicare dal sorriso.
Siamo curiose di tante altre cose, degli oggetti nelle librerie, della parete lavagna, dello studio con la sua grande vetrata, della zona notte che ancora non abbiamo visto…
La zona notte
“Luca è il tipo che ti chiama e ti dice: Lavi, per quell’idea della lavagna a casa, ho trovato un produttore di lavagne per le scuole. E uno che non conosce Luca potrebbe pensare: perfetto, risolto. Non io, che lo conosco. Infatti, comincia: però sta a Genova e io vorrei disegnarci sopra due linee. E tu chiedi: e quindi? E lui: eh bisognerebbe spedirla al fabbro, poi lui deve capire come fare e rispedircela indietro e… e… E tu sai che questo implicherà tante gite in treno, richieste di finiture con dettagli che il fornitore non ha mai fatto, insomma: un’odissea prima di ottenere il risultato sperato.”
"Mi piaceva un sacco l’idea delle linee” si inserisce lui, "D’altra parte sono un grafico, è normale. Dovevano essere esattamente come le vedete. E pensate che sono costate 40 euro l’una. Solo un genovese può farti pagare questa cifra una linea”. Sapevano di volere una grande lavagna in casa, nell’ottica di far sfogare i bambini se ne avessero avuti in futuro e visto che serviva una divisione tra la zona notte e il resto dell'appartamento hanno pensato di unire l’utile con il dilettevole.
Io, che mi lascio sempre scoraggiare al primo ostacolo pratico quando ho in mente un progetto, provo una grande ammirazione . Dovrei prendere esempio.
Oltrepassando la lavagna, nel corridoio della zona notte, è stato ricavato uno “spazio di servizio” con il legno da cantiere, davvero utile per la vita di tutti i giorni. Detersivi, attrezzi, lavatrice, tutto a portata di mano, ma a scomparsa. “È una soluzione che ha trovato l’architetta” specifica Luca. “Mentre io pensavo a cose inutili come la lavagna o il parquet di larice, lei si preoccupava di quelle importanti. Per fortuna!”
Il quadro è un dipinto di Balla, rappresenta Luce sua figlia. Apparteneva a un’amica della madre di Lavinia. Visto che Lavinia avrebbe voluto chiamare sua figlia Luce, sua madre ha pensato di regalarglielo per la nascita. Non importa se poi l’abbiano chiamata Lucrezia. “Un po’ ci dispiace che stia qui e non in salotto, ma con il muro scuro, di là, non stava bene. In fondo, così lo vediamo direttamente sdraiati a letto ed è molto bello”.
Le foto sopra il letto sono state fatte da Luca a Lavinia all’inizio della loro relazione, più di dodici anni fa.
Nelle case che visitiamo cerchiamo sempre idee pratiche che ci ispirino e qui nel bagno di Lavinia ne abbiamo trovate ben due: i contenitori per dim sum usati come porta oggetti (Comodissimi! Bellissimi! Se li volete copiare trovate le info in fondo all'articolo) e il bel vaso di vetro pieno di saponi, un modo intelligente per dare nuova vita alle saponette quasi finite.
I bagni, ying e yang
I bagni della casa sono due e non potrebbero essere più diversi. Eppure, proprio come Luca e Lavinia, che, ovviamente, se li sono divisi, ci sembrano perfettamente complementari. Quello grande, con la vasca, è di Lavinia. Scuro, avvolgente, non vorresti uscirne mai. Invece che ricoprire le pareti di resina, che non valeva la pena in una sola stanza, è stato usato il microcemento. “L’impresa anche qui era di Genova” ci spiega. “Non l’avevano mai fatto così scuro, ma io mi sono impuntata. Volevo il bagno di questo colore, mi piaceva perché fa risaltare il bianco, mi sembra più elegante. E sarebbe stato in contrasto con l’altro." Adesso, ironia del destino, l’azienda usa le foto del risultato per proporre la tecnica ad altri clienti. Insomma, sono dei trend setter, ormai ne siamo convinte.
Il bagno piccolo e geometrico, con la doccia, ci ricorda che siamo nella casa di un grafico (nel caso ce lo fossimo dimenticato!). Colore dominante bianco, profili neri a renderlo très chic. Al posto delle nicchie, delle mini mensole della forma delle piastrelle. Inchino.
Amiamo l’atmosfera di entrambi e gli infiniti dettagli originali, dai contenitori per dim sum trasformati in portaoggetti ai fumetti sul bordo della vasca, fino al deodorante “anti poo”.
Il lavandino di AGAPE nel bagno di Luca è pensato per essere a incastro, ma lui lo ha voluto tenere a vista. “Il ripiano di legno sotto lo volevo assolutamente, è un pezzo di legno di faggio che viene dal mio paesino. Sono molto legato al territorio” ci dice. “Sono sceso in treno (ovviamente!), ho scelto il tronco e me lo sono fatto tagliare. Poi l’ho riportato su (sempre in treno!) e ho chiesto al falegname di bucarlo. Alcune cose le avevo pronte ancora prima di cominciare i lavori in casa, come questo”.
Lo studio e la pandemia
Il tempo passa e la vita in casa si intensifica. È arrivata Jackie, la babysitter di Lalu e Lavinia è presa dalle telefonate di lavoro, che fa con le cuffiette, mentre continua a mostrarci le stanze e raccontarci i dettagli, come se gestire entrambe le situazioni contemporaneamente (e bene) fosse la cosa più naturale del mondo. D’altra parte, ormai, è abituata a lavorare da casa. Prima del covid andava in ufficio, ma con la pandemia ha dovuto organizzarsi qui, adibendo quella che prima era una stanza laboratorio per le sue creazioni, a vero e proprio studio. Su “le sue creazioni” apriamo una piccola parentesi, perché Lavinia oltre a essere una donna in carriera che lavora dalle otto del mattino alle dieci di sera trova anche il tempo di produrre originalissimi orecchini e spille, formati da piccoli galleggianti colorati. “Sono anche un po’ una creativa, non mi sono totalmente venduta all’azienda” dice, ridendo. Trova che lavorare da casa sia un lusso, da una parte: può pranzare con sua figlia e passare con lei più tempo rispetto a quando andava in ufficio. Anche Luca ha provato a lavorare a casa durante il primo lockdown, “ma il mio lavoro funziona di più ed è più divertente fatto in studio, lo scambio con i collaboratori è fondamentale. Io da casa non riesco a lavorare bene. Mi distraggo, pulisco, metto a posto, cucino. Ci vuole troppa disciplina. Non riuscirei a fare come Lavinia, che chiude la tenda e lavora”. “Anche perché io non ho nessuna ansia da casalinga…” ribatte lei.
Anche se non sembra, Luca sostiene che la sedia nello studio sia comodissima. È la sua preferita.
Oggetti oggetti e oggetti
Dopo aver visitato la camera di Lalu, accanto allo studio, che ci piace tantissimo, è giunto il momento che aspettavamo: vita, morte e miracoli degli oggetti nella libreria!
“Quasi tutti gli oggetti che ci sono per casa hanno una storia, vengono da qualche parte, sono legati a un ricordo” racconta Lavinia.
“E ora ne abbiamo spostati un bel po’ per via della bambina” specifica Luca. “Soffriamo di accumulo seriale, entrambi.”
“Ogni volta che facciamo un viaggio compriamo qualcosa e ce lo portiamo a casa” aggiunge lei.
“Io sono ossessionato dagli oggetti, compro cose inutili” sostiene lui.
Ci mostra una scatola di biscotti giapponesi per bambini, un pacchetto di sigarette russo preso in un mercatino fuori Mosca. “Abbiamo fatto un viaggio di due ore solo per andare a prenderlo. Avevo letto che in un certo mercatino ancora vendevano quelle sigarette. Sono di cartone, fatte a mano con pochissimo tabacco”.
Spesso, spiega Luca, gli oggetti che trova ispirano il suo lavoro.
Per Lavinia, invece, hanno un valore affettivo oltre che estetico e spesso sono legati alle sue origini. “Sono cresciuta in molti posti diversi. Non abbiamo una 'casa di famiglia’ quindi molti degli oggetti che ho con me mi ricordano chi sono e dove ho vissuto”. Ci teneva, per esempio, ad appendere in casa lo specchio dell’ingresso. La nicchia sembra fatta apposta. “Anche al ritratto della “bisnonna brutta” tengo molto” ci dice indicandolo sopra la porta d'ingresso. Ma poverina! mi dico, magari semplicemente non era ‘ritrattogenica’. Se non esiste questa parola dovrebbero inventarla. Lavinia ci fa notare anche la foto della casa di sua nonna in Calabria, dove lei e Luca si sono innamorati.
“Penso che la storicità degli oggetti sia molto importante” conclude. “Quelli che stiamo collezionando in questa mia nuova famiglia saranno quelli che mi seguiranno dopo. Una collezione di ricordi”.
“Sono affezionatissima a questi squaletti, sono un regalo di mia madre. Quando è nata Lucrezia ci ha regalato il cucciolo. In realtà ci ha confessato che lo aveva da prima, ma non ce l’ha voluto dare per scaramanzia. Se l’è tenuto quattro anni a casa!”
IL BELLO, ora viene il bello!
Casa per Lavinia sono le persone che ci vivono, la sua famiglia. Per Luca casa è anche un posto dove accumulare cose belle. “Tutto mi deve piacere. Deve corrispondere alla mia idea di bellezza. Ho il pallino per la bellezza. Tutto qui dentro ha un motivo estetico, che per me diventa etico”.
Odia per esempio la poltrona gialla dell’Ikea in camera di Lucrezia, perché una copia dozzinale di un modello degli anni ‘50. “Se fosse originale andrebbe bene. Ma detesto che sia una copia. Lo trovo immorale, non perché è di Ikea (possediamo varie cose del marchio, nonostante non condivida il loro approccio), ma proprio perché è una copia di qualcosa”. Per la cronaca, quando siamo tornati per lo shooting, la sedia non c’era più.
Luca ama gli oggetti industriali o legati a contesti specifici. Basti vedere la lampada sul ripiano della cucina, appesa per mezzo di una cima legata a una bitta di legno, direttamente dal mondo della nautica. “L’ho costruita io, questa lampada. Mi piace perché è pensata. Avere cose così in casa, che sono progetti con una storia, mi dà gioia”.
Bianca è colpita dalla coerenza tra colori e linee, in questa casa. Gli oggetti decorativi sono gialli, mi fa notare, il colore dominante è il blu, gli arredi sono rossi. E molte linee sono diagonali. Non ho l'occhio così allenato, ma adesso che l'ha detto, lo vedo anch'io.
La cucina
La cucina è pensata per essere conviviale. Luca ama cucinare e avere ospiti a cena. Ogni anno, prima del covid, organizzavano una festa per centocinquanta persone, dove si cimentava in una maratona culinaria. "Abbiamo dovuto fare compromessi perché la cucina è una cosa costosa. Questa è industriale e modulare, cento per cento riciclabile. Non la fanno più, perché era il prezzo entry level del brand. La compravano solo i designer!” ride. “È un po’ più piccola di quello che avrei voluto, ma non si poteva fare di meglio”.
Avendo vissuto in campagna, il camino era una cosa a cui era affezionato. “Mi sarebbe piaciuto averne uno” spiega. “Ci avevo rinunciato quando, a un certo punto, durante il cantiere, un operaio bussa sulla parete in fondo e sente che è vuota. Bucando, trova una canna fumaria. Scopriamo che prima c’era un camino. Preso dall’entusiasmo cerco di ridisegnare tutto l’assetto della casa con l’architetta, per mettere qui il salotto con il camino. Ma non si riusciva. Non c’era verso. È diventata la nicchia per i vini a memoria di questo camino che non siamo riusciti a riesumare.” Se non è il fuoco a riscaldarli, che sia il vino!
A proposito di vino, è l'ora di pranzo e loro non ci lasciano andare via per nessun motivo. Jackie ha preparato un piatto di pesce tipico delle sue parti, dobbiamo assaggiarlo. È così che, in men che non si dica, ci troviamo davanti una splendida tavola apparecchiata, e un odorino buonissimo ci solletica le narici. Condividere con loro anche il piacere della tavola non ha eguali, ci rimpinziamo.
Dopo pranzo, come se la casa non fosse già abbastanza piena, arrivano i tecnici della fibra. Forse siamo di troppo, è il caso di lasciarli alla loro giornata. Luca scappa in studio, lo ringraziamo per la disponibilità e la pazienza infinita. Prima di lasciarci andare, Lavinia interrompe un attimo le call di lavoro per mostrarci le sue originali creazioni colorate. Ce ne regala una a testa! Andiamo via felici, sazie e con una mano sulla spilla.
Un mattone forato può trasformasi in un portaoggetti perfetto!
Grazie alla fantasia di Lavinia, le vaporiere dim sum diventano un bel contenitore, utilissimo, per le cose del bagno. La troviamo una idea salvaspazio geniale!
Sobrio o brillo che tu sia, questo battiscopa a effetto ci piace moltissimo!
Cosa mai potremmo noi proporre a Lavinia e Luca, due tipi organizzati all'ennesima potenza, con una cura per i dettagli invidiabile e un gusto personalissimo? Solo di tenerci tutti aggiornati sui prossimi cambiamenti in casa (presto ce ne sarà uno grosso! ;)) così che possiamo continuare a lasciarci ispirare...
↑
Testo: Lorenza Gentile, la scrittrice
Foto: Bianca Rizzi, l’architetta
Lavinia è Head of Digital alla ING Bank. Luca ha fondato lo studio grafico Tomo Tomo, che cura riviste e quotidiani come The Passenger di Iperborea, il Sole 24ORE, Donna Moderna, Link. Entrambi, anche se in modo diverso, mettono la propria creatività al servizio degli altri, cercando di rendere l’esperienza di chi legge migliore possibile. Il loro lavoro, per dirla in un altro modo, ha a che fare con le relazioni umane. Sono due persone empatiche, insomma, e si vede. Si incastrano tra loro come due pezzi di un puzzle. Lui è un osservatore, parla meno, ma si capisce che gli passano milioni di pensieri per la testa. Lei è sorridente e ha milioni di cose da dire. Insieme hanno una figlia, Lucrezia, detta Lalu, che non fa economia di sorrisi e non può non starti subito simpatica.
Lavinia e Luca sono amanti delle cose belle, di cui è piena casa loro.
Suoniamo al campanello trafelate. Quando piove, si blocca la città. Per fortuna, Lavinia e Luca non sembrano per niente scocciati. Pare di essere arrivate al momento giusto. Non sappiamo se è proprio così o se sono le loro doti di ospiti a darci questa impressione. In ogni caso, ci rilassiamo. La loro piccola Lalu viene verso di noi, sorridente, per darci il benvenuto. Ci squadra per un attimo, forse chiedendosi cosa siamo venute a fare, ma poi ci fa strada verso il salotto blu elegante, pieno di oggetti che catturano subito la nostra attenzione.
Fuori è tutto bagnato, dentro c’è un’atmosfera autunnale di calore e allegria. Non so perché mi sento un po’ a Parigi, forse per via del parquet chiaro, della portafinestra, eppure è un edificio tipicamente milanese degli anni ‘30. Luca e Lavinia hanno ristrutturato la casa mantenendo alcuni elementi storici. Per esempio, hanno fatto rifare le finestre identiche a quelle originali, tenuto i termosifoni, le cementine, scelto un blu per le pareti del salotto simile a quello di prima. Ma hanno cambiato tutto il riassetto con l'aiuto dell'architetta Emanuela Marini. Mentre parliamo, Lalu gioca intorno a noi senza lamentarsi mai. Volevano un grande salotto, ci spiegano, anche perché entrava tantissima luce.
Lavinia ci offre una colazione molto sofisticata: tè verde coreano e squisiti cornetti alla cannella, cioccolato e arancia, frutti di bosco. Meno male che questa volta abbiamo portato in regalo una pianta grassa in un vaso di graniglia (che apprezzano subito) e nessun prodotto dolciario... almeno la situazione colesterolo rimane sotto controllo!
Luca ci svela che aveva già progettato tutto (o quasi) ancora prima di entrare qui dentro. Aveva le idee molto chiare. Ammiriamo il salotto, dove tutto ruota intorno all’enorme ficus. Le piante sono una passione di Luca, che è cresciuto in campagna fino a sei anni. A Labro, per la precisione, un paesino medievale in provincia di Rieti. Ha ereditato da sua nonna il pollice verde. Il ficus, ci raccontano, inizialmente era molto piccolo, mentre ora regna indiscusso su tutta la stanza. Luca sta tentando un esperimento simile nella camera di Lalu, come vedremo in seguito.
Piccola postilla: abbiamo condotto l’intervista e fatto lo shooting in due tempi diversi. Quando siamo tornate, molte delle cose che per Lavinia e Luca non funzionavano erano già state cambiate. Era sparito uno dei due divani in salotto, per esempio, che loro trovavano scomodo, come la poltrona gialla Ikea in camera di Lalu. Avercelo il loro senso pratico!
La ricerca della casa e l’approdo
Luca e Lavinia vivono in questa casa da cinque anni, dopo essere stati in affitto in via Stoppani a lungo, in un bellissimo palazzo liberty. Trovare una casa nuova per loro è stata una vera odissea. Innanzitutto cercavano un palazzo d’epoca che guardasse un palazzo d’epoca. Già questo, non era affatto facile! Poi, preferivano affacciarsi sulla strada e non su un cortile: a entrambi piace avere movimento sotto, sporgersi per vedere cosa succede. Non volevano un piano troppo alto, perché sono dei tipi “coi piedi per terra!” e, dulcis in fundo: il nome della strada doveva piacergli. “Il nome della strada?!” Bianca spalanca gli occhi. “Sì” risponde Lavinia, “Se no finisci a vivere in via caduti in missione della Pace, che per carità, poveracci, però…!” Luca ha cercato in via Pancaldo e via Manuzio per mesi. Fino a che non hanno trovato questa. Sulla carta aveva tutti i requisiti. “Ed è una bellissima storia da raccontare” ci dice Luca.
Una primavera arriva un alert sul telefono di Lavinia, che era iscritta a tutti i siti immobiliari possibili immaginabili. La casa era di un privato che vendeva a privati. “Luca va a vederla” continua lei. “Solitamente finiva i tour delle case in un minuto e dieci. Non andava mai bene nessuna. Invece in questo caso non mi risponde al telefono per due ore. A venderla era un’architetta milanese con cui si è trovato subito in sintonia, aveva una figlia della nostra età. La casa, in cui l’architetta era cresciuta e in cui viveva ancora la madre, era impostata su pianta classica vecchia milano, lungo corridoio e stanze anguste, ma per Luca aveva un potenziale, una grande energia.” Dopo averla vista anche lei, Lavinia è d'accordo. Preparano subito una proposta. “Tutta la compravendita è stata fatta a cena. A casa loro, a casa nostra. Per farla breve, siamo diventati amici. Siamo anche andati al matrimonio della figlia, che frequentiamo tutt’ora”.
“La casa trasmetteva una sensazione, un’identità” conclude Luca. “Anche se l’abbiamo completamente rifatta, c’era qualcosa di positivo qui dentro. E niente avrebbe potuto cambiarlo”.
La libreria modulare, si adatta a tutti i libri che hanno e gli oggetti particolari che amano. Che sono molti.
I pavimenti
Abbiamo capito subito che i due hanno un gusto molto ricercato e ogni singola cosa, in questa casa, ha una storia. A cominciare da quello che uno potrebbe ritenere più banale, i pavimenti. “Il palazzo è anni ’30 e io sono un grande fan di quell'epoca” racconta Luca. “Quando abbiamo acquistato questa casa le cementine erano scure nelle stanze e chiare in corridoio. Noi abbiamo pensato di cambiare la disposizione e creare un nuovo disegno, nello studio. Una cosa da pazzi, costa più che comprarle da zero, perché devi toglierle, portarle dal marmista, rasarle sopra e sotto e riposarle. Però ora ci piacciono molto di più”.
In un angolo nascosto dello studio è rimasto un buco, perché le cementine, nella nuova disposizione, non bastavano a coprire tutto. Lavinia e Luca pensavano che sarebbe rimasto per sempre così e lo avevano accettato serenamente, quando invece si sono accorti che al piano di sotto stavano ristrutturando e hanno chiesto se per caso avanzassero delle cementine, immaginando fossero uguali. Così era! Gliele hanno regalate.
Un altro tema è stato il parquet. "Non volevo il solito parquet in rovere” dice sempre Luca, “lo volevo in larice. Sono un grande amante della montagna, da quando avevo due anni andavo in Val Badia e sono cresciuto con il sogno di avere il parquet in larice, in casa, proprio come usa lassù. A Berlino si trova molto negli appartamenti, mentre in Italia solo in montagna, per questo è stato difficile reperirlo. Ci ho messo mesi. Alla fine sono dovuto andare in treno a Brunico, vicino Bolzano. Ho scelto il parquet e sono tornato. Ce l’hanno spedito dall’Austria”. Perfino Bi, che è architetta e quindi abituata alle stravaganze dei clienti, è rimasta basita.
“In treno perché non ho la patente” specifica Luca, coronando così il racconto.
Luca era in cantiere tutti i giorni, racconta Lavinia, era pieno di idee (“fin troppo!”), una di queste è il battiscopa fluorescente. La troviamo una scelta originale, Bi vuole saperne di più. “Luca dice sempre che l’ha fatto fare in vista di quando tornavo a casa ubriaca, per trovare la strada della camera da letto”. In realtà è stata un’idea creativa che gli piaceva dal punto di vista estetico ed è stata molto difficile da realizzare. Il battiscopa è composto da assi del parquet tagliate e laccate due volte. Il falegname di Bergamo a cui si sono rivolti inizialmente si era rifiutato di fare il lavoro per via della sua complessità , “ma alla fine è venuto così bene e fa un tale effetto che si è rivenduto l’idea in due case dopo di noi!” ha concluso Luca, orgoglioso. Lalu si avvicina barcollando, sembra approvare gli sforzi del padre, a giudicare dal sorriso.
Siamo curiose di tante altre cose, degli oggetti nelle librerie, della parete lavagna, dello studio con la sua grande vetrata, della zona notte che ancora non abbiamo visto…
La zona notte
“Luca è il tipo che ti chiama e ti dice: Lavi, per quell’idea della lavagna a casa, ho trovato un produttore di lavagne per le scuole. E uno che non conosce Luca potrebbe pensare: perfetto, risolto. Non io, che lo conosco. Infatti, comincia: però sta a Genova e io vorrei disegnarci sopra due linee. E tu chiedi: e quindi? E lui: eh bisognerebbe spedirla al fabbro, poi lui deve capire come fare e rispedircela indietro e… e… E tu sai che questo implicherà tante gite in treno, richieste di finiture con dettagli che il fornitore non ha mai fatto, insomma: un’odissea prima di ottenere il risultato sperato.”
"Mi piaceva un sacco l’idea delle linee” si inserisce lui, "D’altra parte sono un grafico, è normale. Dovevano essere esattamente come le vedete. E pensate che sono costate 40 euro l’una. Solo un genovese può farti pagare questa cifra una linea”. Sapevano di volere una grande lavagna in casa, nell’ottica di far sfogare i bambini se ne avessero avuti in futuro e visto che serviva una divisione tra la zona notte e il resto dell'appartamento hanno pensato di unire l’utile con il dilettevole.
Io, che mi lascio sempre scoraggiare al primo ostacolo pratico quando ho in mente un progetto, provo una grande ammirazione . Dovrei prendere esempio.
Oltrepassando la lavagna, nel corridoio della zona notte, è stato ricavato uno “spazio di servizio” con il legno da cantiere, davvero utile per la vita di tutti i giorni. Detersivi, attrezzi, lavatrice, tutto a portata di mano, ma a scomparsa. “È una soluzione che ha trovato l’architetta” specifica Luca. “Mentre io pensavo a cose inutili come la lavagna o il parquet di larice, lei si preoccupava di quelle importanti. Per fortuna!”
Il quadro è un dipinto di Balla, rappresenta Luce sua figlia. Apparteneva a un’amica della madre di Lavinia. Visto che Lavinia avrebbe voluto chiamare sua figlia Luce, sua madre ha pensato di regalarglielo per la nascita. Non importa se poi l’abbiano chiamata Lucrezia. “Un po’ ci dispiace che stia qui e non in salotto, ma con il muro scuro, di là, non stava bene. In fondo, così lo vediamo direttamente sdraiati a letto ed è molto bello”.
Le foto sopra il letto sono state fatte da Luca a Lavinia all’inizio della loro relazione, più di dodici anni fa.
Nelle case che visitiamo cerchiamo sempre idee pratiche che ci ispirino e qui nel bagno di Lavinia ne abbiamo trovate ben due: i contenitori per dim sum usati come porta oggetti (Comodissimi! Bellissimi! Se li volete copiare trovate le info in fondo all'articolo) e il bel vaso di vetro pieno di saponi, un modo intelligente per dare nuova vita alle saponette quasi finite.
I bagni, ying e yang
I bagni della casa sono due e non potrebbero essere più diversi. Eppure, proprio come Luca e Lavinia, che, ovviamente, se li sono divisi, ci sembrano perfettamente complementari. Quello grande, con la vasca, è di Lavinia. Scuro, avvolgente, non vorresti uscirne mai. Invece che ricoprire le pareti di resina, che non valeva la pena in una sola stanza, è stato usato il microcemento. “L’impresa anche qui era di Genova” ci spiega. “Non l’avevano mai fatto così scuro, ma io mi sono impuntata. Volevo il bagno di questo colore, mi piaceva perché fa risaltare il bianco, mi sembra più elegante. E sarebbe stato in contrasto con l’altro." Adesso, ironia del destino, l’azienda usa le foto del risultato per proporre la tecnica ad altri clienti. Insomma, sono dei trend setter, ormai ne siamo convinte.
Il bagno piccolo e geometrico, con la doccia, ci ricorda che siamo nella casa di un grafico (nel caso ce lo fossimo dimenticato!). Colore dominante bianco, profili neri a renderlo très chic. Al posto delle nicchie, delle mini mensole della forma delle piastrelle. Inchino.
Amiamo l’atmosfera di entrambi e gli infiniti dettagli originali, dai contenitori per dim sum trasformati in portaoggetti ai fumetti sul bordo della vasca, fino al deodorante “anti poo”.
Il lavandino di AGAPE nel bagno di Luca è pensato per essere a incastro, ma lui lo ha voluto tenere a vista. “Il ripiano di legno sotto lo volevo assolutamente, è un pezzo di legno di faggio che viene dal mio paesino. Sono molto legato al territorio” ci dice. “Sono sceso in treno (ovviamente!), ho scelto il tronco e me lo sono fatto tagliare. Poi l’ho riportato su (sempre in treno!) e ho chiesto al falegname di bucarlo. Alcune cose le avevo pronte ancora prima di cominciare i lavori in casa, come questo”.
Lo studio e la pandemia
Il tempo passa e la vita in casa si intensifica. È arrivata Jackie, la babysitter di Lalu e Lavinia è presa dalle telefonate di lavoro, che fa con le cuffiette, mentre continua a mostrarci le stanze e raccontarci i dettagli, come se gestire entrambe le situazioni contemporaneamente (e bene) fosse la cosa più naturale del mondo. D’altra parte, ormai, è abituata a lavorare da casa. Prima del covid andava in ufficio, ma con la pandemia ha dovuto organizzarsi qui, adibendo quella che prima era una stanza laboratorio per le sue creazioni, a vero e proprio studio. Su “le sue creazioni” apriamo una piccola parentesi, perché Lavinia oltre a essere una donna in carriera che lavora dalle otto del mattino alle dieci di sera trova anche il tempo di produrre originalissimi orecchini e spille, formati da piccoli galleggianti colorati. “Sono anche un po’ una creativa, non mi sono totalmente venduta all’azienda” dice, ridendo. Trova che lavorare da casa sia un lusso, da una parte: può pranzare con sua figlia e passare con lei più tempo rispetto a quando andava in ufficio. Anche Luca ha provato a lavorare a casa durante il primo lockdown, “ma il mio lavoro funziona di più ed è più divertente fatto in studio, lo scambio con i collaboratori è fondamentale. Io da casa non riesco a lavorare bene. Mi distraggo, pulisco, metto a posto, cucino. Ci vuole troppa disciplina. Non riuscirei a fare come Lavinia, che chiude la tenda e lavora”. “Anche perché io non ho nessuna ansia da casalinga…” ribatte lei.
Anche se non sembra, Luca sostiene che la sedia nello studio sia comodissima. È la sua preferita.
Oggetti oggetti e oggetti
Dopo aver visitato la camera di Lalu, accanto allo studio, che ci piace tantissimo, è giunto il momento che aspettavamo: vita, morte e miracoli degli oggetti nella libreria!
“Quasi tutti gli oggetti che ci sono per casa hanno una storia, vengono da qualche parte, sono legati a un ricordo” racconta Lavinia.
“E ora ne abbiamo spostati un bel po’ per via della bambina” specifica Luca. “Soffriamo di accumulo seriale, entrambi.”
“Ogni volta che facciamo un viaggio compriamo qualcosa e ce lo portiamo a casa” aggiunge lei.
“Io sono ossessionato dagli oggetti, compro cose inutili” sostiene lui.
Ci mostra una scatola di biscotti giapponesi per bambini, un pacchetto di sigarette russo preso in un mercatino fuori Mosca. “Abbiamo fatto un viaggio di due ore solo per andare a prenderlo. Avevo letto che in un certo mercatino ancora vendevano quelle sigarette. Sono di cartone, fatte a mano con pochissimo tabacco”.
Spesso, spiega Luca, gli oggetti che trova ispirano il suo lavoro.
Per Lavinia, invece, hanno un valore affettivo oltre che estetico e spesso sono legati alle sue origini. “Sono cresciuta in molti posti diversi. Non abbiamo una 'casa di famiglia’ quindi molti degli oggetti che ho con me mi ricordano chi sono e dove ho vissuto”. Ci teneva, per esempio, ad appendere in casa lo specchio dell’ingresso. La nicchia sembra fatta apposta. “Anche al ritratto della “bisnonna brutta” tengo molto” ci dice indicandolo sopra la porta d'ingresso. Ma poverina! mi dico, magari semplicemente non era ‘ritrattogenica’. Se non esiste questa parola dovrebbero inventarla. Lavinia ci fa notare anche la foto della casa di sua nonna in Calabria, dove lei e Luca si sono innamorati.
“Penso che la storicità degli oggetti sia molto importante” conclude. “Quelli che stiamo collezionando in questa mia nuova famiglia saranno quelli che mi seguiranno dopo. Una collezione di ricordi”.
“Sono affezionatissima a questi squaletti, sono un regalo di mia madre. Quando è nata Lucrezia ci ha regalato il cucciolo. In realtà ci ha confessato che lo aveva da prima, ma non ce l’ha voluto dare per scaramanzia. Se l’è tenuto quattro anni a casa!”
IL BELLO, ora viene il bello!
Casa per Lavinia sono le persone che ci vivono, la sua famiglia. Per Luca casa è anche un posto dove accumulare cose belle. “Tutto mi deve piacere. Deve corrispondere alla mia idea di bellezza. Ho il pallino per la bellezza. Tutto qui dentro ha un motivo estetico, che per me diventa etico”.
Odia per esempio la poltrona gialla dell’Ikea in camera di Lucrezia, perché una copia dozzinale di un modello degli anni ‘50. “Se fosse originale andrebbe bene. Ma detesto che sia una copia. Lo trovo immorale, non perché è di Ikea (possediamo varie cose del marchio, nonostante non condivida il loro approccio), ma proprio perché è una copia di qualcosa”. Per la cronaca, quando siamo tornati per lo shooting, la sedia non c’era più.
Luca ama gli oggetti industriali o legati a contesti specifici. Basti vedere la lampada sul ripiano della cucina, appesa per mezzo di una cima legata a una bitta di legno, direttamente dal mondo della nautica. “L’ho costruita io, questa lampada. Mi piace perché è pensata. Avere cose così in casa, che sono progetti con una storia, mi dà gioia”.
Bianca è colpita dalla coerenza tra colori e linee, in questa casa. Gli oggetti decorativi sono gialli, mi fa notare, il colore dominante è il blu, gli arredi sono rossi. E molte linee sono diagonali. Non ho l'occhio così allenato, ma adesso che l'ha detto, lo vedo anch'io.
La cucina
La cucina è pensata per essere conviviale. Luca ama cucinare e avere ospiti a cena. Ogni anno, prima del covid, organizzavano una festa per centocinquanta persone, dove si cimentava in una maratona culinaria. "Abbiamo dovuto fare compromessi perché la cucina è una cosa costosa. Questa è industriale e modulare, cento per cento riciclabile. Non la fanno più, perché era il prezzo entry level del brand. La compravano solo i designer!” ride. “È un po’ più piccola di quello che avrei voluto, ma non si poteva fare di meglio”.
Avendo vissuto in campagna, il camino era una cosa a cui era affezionato. “Mi sarebbe piaciuto averne uno” spiega. “Ci avevo rinunciato quando, a un certo punto, durante il cantiere, un operaio bussa sulla parete in fondo e sente che è vuota. Bucando, trova una canna fumaria. Scopriamo che prima c’era un camino. Preso dall’entusiasmo cerco di ridisegnare tutto l’assetto della casa con l’architetta, per mettere qui il salotto con il camino. Ma non si riusciva. Non c’era verso. È diventata la nicchia per i vini a memoria di questo camino che non siamo riusciti a riesumare.” Se non è il fuoco a riscaldarli, che sia il vino!
A proposito di vino, è l'ora di pranzo e loro non ci lasciano andare via per nessun motivo. Jackie ha preparato un piatto di pesce tipico delle sue parti, dobbiamo assaggiarlo. È così che, in men che non si dica, ci troviamo davanti una splendida tavola apparecchiata, e un odorino buonissimo ci solletica le narici. Condividere con loro anche il piacere della tavola non ha eguali, ci rimpinziamo.
Dopo pranzo, come se la casa non fosse già abbastanza piena, arrivano i tecnici della fibra. Forse siamo di troppo, è il caso di lasciarli alla loro giornata. Luca scappa in studio, lo ringraziamo per la disponibilità e la pazienza infinita. Prima di lasciarci andare, Lavinia interrompe un attimo le call di lavoro per mostrarci le sue originali creazioni colorate. Ce ne regala una a testa! Andiamo via felici, sazie e con una mano sulla spilla.
Un mattone forato può trasformasi in un portaoggetti perfetto!
Grazie alla fantasia di Lavinia, le vaporiere dim sum diventano un bel contenitore, utilissimo, per le cose del bagno. La troviamo una idea salvaspazio geniale!
Sobrio o brillo che tu sia, questo battiscopa a effetto ci piace moltissimo!
Cosa mai potremmo noi proporre a Lavinia e Luca, due tipi organizzati all'ennesima potenza, con una cura per i dettagli invidiabile e un gusto personalissimo? Solo di tenerci tutti aggiornati sui prossimi cambiamenti in casa (presto ce ne sarà uno grosso! ;)) così che possiamo continuare a lasciarci ispirare...
↑